domenica 16 febbraio 2014
fotografie
“Quando si sfogliavano gli album, si sentiva sempre il rumore di carta velina che separava le pagine. Tra le fotografie ce ne erano anche di sbagliate, fuori fuoco, o con teste tagliate a metà. Quante imperfezioni, quante sbavature e sviste. Era tutto più vero. Tutto più a misura d'uomo. L'imperfezione come forma di libertà. Le fotografie raccontavano sempre qualcosa di speciale. Per prendere la macchina fotografica doveva esserci un motivo, un evento: un matrimonio, un compleanno, il battesimo, la comunione, un viaggio, le vacanze. Impensabile fare tre fotografie al piatto di pasta o alla pizza o alla fetta di torta, come succede adesso con le macchine digitali o il telefono. Le foto scattate senza un motivo speciale solitamente erano state fatte per finire il rullino e poterlo portare a far sviluppare. E comunque non finivano negli album, ma rimanevano nella busta insieme ai negativi” [cit.]
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